In un periodo in cui le mascherine come il gel disinfettante per le mani stanno diventando sempre più strumenti necessari per chiunque voglia muoversi e relazionarsi con altre persone, il livello della loro beneficio può essere annullato diventando addirittura un ostacolo per le persone con problemi di comunicazione verbale o uditiva.
Infatti, le mascherine coprendo la bocca, il mezzo fondamentale per le espressioni facciali e per leggere il labiale abbinandole al linguaggio dei segni, ostacolano notevolmente la possibilità di relazionarsi con le persone e di conseguenza la comunicazione.
Da questo problema, nasce la brillante idea della studentessa 21enne della Eastern Kentucky University, Ashley Lawrence di creare con la collaborazione della mamma, la prima mascherina per sordi e ipoudenti.
Apparentemente si presentano come tanti altri dispositivi di protezione individuale ma con la caratteristica fondamentale di poter guardare la bocca grazie ad una protezione in plastica cucita nella parte delle labbra. Questo piccolo ma fondamentale dettaglio ha trasformato le semplici mascherine nelle DHH Project, deaf and hard of hearing project, ovvero progetto per sordi e ipoudenti, sollevando un inaspettato interesse.
Infatti, grazie alla foto di presentazione postata sui social e diventata in poco tempo virale, ha convinto la ragazza a lanciare una raccolta fondi per finanziare una piccola produzione di mascherine e donarle a chi farà richiesta.
In pochissime ore con la sua idea, Ashley ha raccolto oltre 3 mila dollari costringendola a chiudere la campagna per mettersi subito al lavoro e far fronte alle numerose richieste provenienti da tutto il mondo, anche dall’Italia.
Proprio in Italia sarebbero già molte le associazioni e le aziende che, sensibili al tema si stanno cimentando con alcuni prototipi e test simili a questo nuovo tipo di mascherina.
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