Nel Settecento, il Castello fu la realizzazione di un sogno di Carlo Giacinto Roero, signore di Guarene.
Il nobiluomo voleva una nuova e splendida dimora e se la costruì, la circondò di giardini e la arredò. Ne aveva la capacità e i mezzi: era un buon architetto, sia pure dilettante, un aristocratico di primo piano e un ricco proprietario terriero.
Oggi il castello realizza nuovi sogni. È rimasto intatto con tutte le sue opere d’arte ed è diventato anche un albergo di lusso. È una tappa importante nell’itinerario del Barocco piemontese e una tappa eccezionale nel percorso fra i soggiorni eccellenti della regione.
Camere da letto sontuose in stile antico, alta cucina, grandi vini e moderna tecnologia del benessere si sono alleati con la Storia per una esperienza unica. Il Castello fa parte dell’itinerario del Barocco in Piemonte. La dimora storica situata al primo piano è una delle più interessanti di tutto il Piemonte.
Il Castello è un luogo unico ed esclusivo. Nel pieno del Roero, la sua balconata domina oltre 60 chilometri di territorio UNESCO: si vedono le Langhe da Asti fin quasi a Barolo passando per Barbaresco; si arriva a scorgere il Monferrato, oltre a una larga porzione di arco delle Alpi. Sulla destra, la piana di Alba, città della Fiera Internazionale del Tartufo Bianco. Le principali aree turistiche e di shopping del Nord Italia, come Torino, Milano e la Riviera, distano appena un’ora di automobile.
Da sette secoli il castello domina la collina di Guarene: nel Medioevo era un fortilizio, nel XVIII secolo diventò la nuova dimora estiva dei conti Roero, disegnata personalmente e costruita dal più noto della casata, il conte Carlo Giacinto, una significativa figura di aristocratico illuminato del Settecento piemontese.
Ad oggi gli ambienti più significativi sono 15, distribuiti sui due lati del salone centrale: sono il cuore della casa-museo che è il castello di Guarene.
La Stanza del Vescovo, intatta, continua ad offrire uno degli esempi più spettacolari di “bandera”, a fantasiosi disegni ricamati con lane policrome su un particolare tessuto di cotone. Altrettanto la Camera Azzurra, dove i ricami in “bandera” sono stilizzati in esili ghirlande e cespi floreali.
Nelle due Sale Cinesi, le tappezzerie furono fatte venire dall’Oriente nella seconda metà del Settecento attraverso Londra e un viaggio per mare fino a Marsiglia, e di qui trasportate a dorso di mulo al castello. Sono ancora lì, perfettamente conservate, in buona compagnia con i tessuti in seta del letto a baldacchino, decorati a motivi orientali.
E poi, alzando gli occhi alle volte affrescate della Sala da pranzo e della Galleria, gli ospiti del castello potranno fare il paragone con quelle della Palazzina di Caccia di Stupinigi, rendersi conto che i soffitti di Guarene non ne sono affatto distanti in bellezza. Deliziosa anche la volta ottocentesca della Sala della musica.
Quanto ai dipinti nelle sovrapporte e alle pareti, formano nell’insieme una vera e propria pinacoteca, tutt’altro che di second’ordine. Parecchie tele sorprendono per la loro importanza, come la bellissima Madonna della Cappella e i paesaggi di Scipione e di Vittorio Amedeo Cignaroli. E poi c’è una ricchezza tutta da esplorare per i curiosi del passato: un’ottantina di personaggi, principi, re, prelati, dame e cavalieri, eccezionale galleria di volti, di storie, di memorie inedite. Non ultima attrattiva per le signore: gli abiti delle dame danno vita ad una vera e propria rassegna della moda femminile aristocratica nel Sei e Settecento.
Il castello offre anche un percorso attraverso bei mobili antichi, dalle cassepanche intagliate del secolo XVII ai raffinati esemplari Louis XVI.
Una meraviglia per gli intenditori, ma anche uno spettacolo per tutti, è la biblioteca che ha accumulato nei secoli centinaia di libri in preziose legature. Parecchi dei volumi sono in esemplare unico.
La disposizione scenografica delle spalliere di carpini, dei taxus modellati a pinnacoli e dei cipressi moltiplica sapientemente il piccolo spazio a disposizione. Nelle cronache si narra la presenza, in tempi antichi, di cinque pavoni – fatto strano per l’epoca e la zona.
Al livello inferiore, sul lato del castello rivolto verso la vallata del Tanaro e verso Barbaresco, si trova un altro giardino formale, denominato “Maneggio”, dove basse siepi di carpino delimitano aiuole di forme geometriche diverse, disposte simmetricamente rispetto all’asse centrale del giardino. La recente ristrutturazione ha riportato il giardino all’originario splendore.
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