Quando, a causa di un’emergenza sanitaria mondiale i turisti non ci sono, la natura risorge e ne approfitta per riappropriarsi degli spazi o, più incredibilmente concedere alla mano umana di rallentare il declino di alcune delle zone più belle del mondo.
Si tratta della Grande barriera Corallina al largo delle coste australiane che, a causa del surriscaldamento delle acque, dei cambiamenti climatici e delle attività umane, da decenni si è avviata verso un lento declino di tutta la sua immensa ricchezza: dalle 2.900 scogliere, alle 900 isole fino alle grande varietà di pesci, con la conseguente distruzione dell’ecosistema.
Proprio grazie all’assenza temporanea di turisti e attività umane, un gruppo di sub professionisti sta cercando di impegnarsi per la salvaguardia della flora marittima, dedicandosi al progetto di ripopolazione della barriera corallina andando così a nutrire e curare l’ambiente costiero sempre più in pericolo.
Il programma è stato avviato e creato dalla comunità scientifica australiana, dall’Università della tecnologia di Sydeny e supportato da aziende che lavorano nel turismo come la società di tour per immersioni Passions of Sydeny.
In particolare, il progetto vede alcuni sub impegnati a piantare coralli restituendo vita ad un mondo che sembrava ormai destinato all’estinzione. Grazie all’esperienza stanno quindi, riportando in vita il più grande habitat dei mari tropicali, con il compito di realizzare azioni concrete e mirate nel più breve tempo possibile.
L’eventuale morte della grande barriera, non solo significherebbe la condanna definitiva per la vita oceanica ma sarebbe anche la fine per tutto il settore turistico australiano, la cui entrata principale è proprio data dall’ambiente e dalla natura
Ora, in questo momento di pausa temporanea delle attività umane e del turismo di massa è giusto che un’attività come “Passions of paradise” si occupi di questo coraggioso tentativo per salvaguardare questo ecosistema di straordinaria importanza.
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