Tecnologia e sport: come funziona il VAR

Il Video Assistant Referee, meglio noto agli appassionati di calcio come VAR, è uno strumento introdotto da una manciata di anni che permette di far luce sulle situazioni di gioco ritenute dubbie, dando la possibilità agli arbitri di poter rivedere la giocata incriminata. Oltre all’arbitro di campo, vale a dire quello che è sul terreno di gioco al fianco dei giocatori, ci sono due assistenti VAR che sono presenti nella sala con le telecamere e che, secondo precisi regolamenti, hanno la facoltà di richiamare l’arbitro in caso di “errore evidente”. Lo stesso non avviene in caso di falli in cui il metro di giudizio sia l’intensità: il VAR non è in grado di far comprendere meglio l’intensità di una spinta o meno, ragion per cui su questo aspetto resta prevalente il punto di vista dell’arbitro di campo.

L’utilizzo della tecnologia in modo sempre più marcato è inevitabile e l’obiettivo è quello di andare a ridurre al minimo la componente dell’errore. Non mancano i detrattori di questo nuovo mezzo tecnologico, coloro che criticano le eccessive pause nel mezzo del match per la valutazione dei casi o la poca equità nel prendere le decisioni, ma il mezzo tecnologico viene utilizzato nel mondo dello sport già da diverso tempo.

Si pensi all’analisi dei data analyst che sfruttano l’analisi dei dati per estrarre informazioni e garantire una comprensione approfondita delle performance di atleti e squadre o alla definizione delle quote delle scommesse sportive o ancora all’analisi di risultati e statistiche. Rimanendo su questioni strettamente di campo, la decisione di assegnare o meno un gol tramite tecnologia ha compiuto ormai più di 10 anni. La goal line technology.

L’introduzione progressiva di questo strumento è avvenuta nel 2012, dal 2014 in poi è stata perfezionata e ad oggi è praticamente azzerato il numero dei gol fantasma. In questi casi le polemiche sono ridotte a zero perché il mezzo tecnologico non lascia spazio a dubbi: il pallone può aver superato completamente o non superato la linea di porta, non esistono mezze misure o possibilità differenti di interpretazione. L’arbitro di campo ha un ricevitore al polso che indica il superamento della linea da parte del pallone o meno, con un tempo di decisione pressoché immediato.

Lo stesso chiaramente non può avvenire nel caso di un fallo, dove la valutazione dell’arbitro si affianca sempre all’ausilio che può dare l’immagine video. Questo è il motivo per cui molto spesso l’introduzione del VAR non ha fatto altro che alimentare le polemiche, quantomeno interne al campionato di Serie A. La categoria arbitri si è spesso difesa dietro alla figura di Gianluca Rocchi, dal 2021 designatore arbitrale per il massimo campionato e la cadetteria italiana.

Recentemente è stato un noto programma televisivo ad offrire manforte alle polemiche riguardo le decisioni arbitrali. Il riferimento va al cosiddetto “arbitro anonimo” intervistato dalle Iene, ormai un vero e proprio format che conta più puntate. All’interno di queste il designatore misterioso pone alcuni interrogativi che spesso sono comuni anche a giornalisti e semplici appassionati, i quali si interrogano sulle ragioni per cui il VAR interviene in determinate circostanze e altre no, con poca chiarezza sulla casistica.